Questo viaggio è interminabile.

Sono passate poco più di tre ore da quando abbiamo decollato, ma mi sembra che sia già passata una settimana…

Appena partiti ho passato una buona mezz’oretta a guardare fuori dal finestrino malinconica: improvvisamente mi mancavano le scaramucce tra mio padre e mia sorella, mi mancavano le zaffate di profumo di mia mamma, mi mancava Veronicuccia e i suoi voli mentali da soap opera di terz’ordine; mi mancava la mia camera, la strada dove ho sempre abitato, i negozietti che ormai mi conoscevano bene.

Mi manca tutto.
Ma indietro non si torna.
Allora, per distrarmi, ho cominciato a scrivere; poi mi sono trastullata un po’ con i giochini del visore del sedile e verso mezzogiorno abbiamo finalmente pranzato.

Stavo morendo di fame. Avendo fatto colazione innanzi l’alba, era ovvio che mi venisse fame prima del solito.

In effetti, in aeroporto mio padre voleva offrirmi una seconda colazione: voleva offrirmi “la seconda colazione da Hobbit”, per sintonizzarmi già sulla vita australiana! Sì, perché i film con gli hobbit li hanno girati in Nuova Zelanda, che è vicina all’Australia. Quindi offrendomi la seconda colazione, era un po’ come darmi dello hobbit e, indirettamente, dell’australiana.

A questo punto lui si aspettava che ridessi alla sua battuta, ma credo mi sia uscito solo un accenno di sorriso imbarazzato.

Io e il senso dell’umorismo di mio padre viviamo in due galassie diverse.

Ho comunque accettato di bere un cappuccino che, con tutta la tensione che avevo in corpo, ha cominciato a corrodermi lo stomaco e crearmi una voragine, ancora peggiore dell’appetito che avevo prima di berlo.

Così, quando ci hanno servito il pranzo sull’aereo, l’ho spazzato via in un minuto e mezzo, con grande soddisfazione di un signore seduto dall’altra parte del corridoio, che mi ha indicata alla figlioletta adolescente e ha commentato: «Vedi? Quella sì che è una ragazza in salute! Non come te, che fai mille storie sul cibo! In fondo, va bene anche se hai un po’ di pancetta!».

Ho capito, oggi mi volete proprio umiliare.

IMG_4440Mi bruciava sulla lingua la risposta: «Guardi, intanto io la pancetta non ce l’ho. Sono le cinture di sicurezza di questi aerei che tagliano gli addominali in due! E comunque, guardando sua figlia in faccia, si può subito notare che in capo a qualche anno avrà ben altro di cui preoccuparsi. Altro che pancetta!».

Ma sono così stanca e demoralizzata che non ho nemmeno avuto la forza per replicare; mi sono limitata a mettermi le cuffie del mio sedile e a guardarmi un bel film sul visore, per far passare un po’ di tempo.

Speriamo che questo viaggio passi in fretta…


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